Vincenzo è stato sempre una persona speciale nella sua normalità (nel significato più semplice e comune di questi termini). A prima vista, infatti, era un ragazzo come tanti che non parlava molto e che preferiva ascoltare.
Forse lo faceva per conoscere le persone con cui aveva a che fare, affidando al tempo e alle esperienze comuni la nascita delle amicizie che poi coltivava (e continua a coltivare) anche se lontano nel tempo e nello spazio.
Così l’ho conosciuto io, in parrocchia, la nostra amata parrocchia Sant’Agostino, per la preparazione dei primi campiscuola per i bambini del catechismo voluti da don Raffaele Tatulli.
Sguardo diretto e sincero, sorriso sempre stampato sul volto, pronto al dialogo, ma anche alla battuta e allo scherzo (don Raffaele ne sa ben qualcosa!): ben presto ho capito che di Vincenzo mi potevo fidare e che con lui andavo sul sicuro.
Piano piano ho conosciuto poi la sua storia e gli ho voluto subito un gran bene perché…non c’è un perché…Vincenzo si fa voler bene da tutti coloro che entrano nella sua vita, senza clamore, senza gesti eclatanti, senza proclami o troppe parole. Volergli bene è inevitabile. Bastava un messaggio nel momento del bisogno e lui era lì: nei momenti allegri dei ritrovi dopo i campiscuola o nel momento di sconforto.
Avrei tanto voluto (egoisticamente) che un giorno diventasse un parroco della nostra diocesi, ma il Signore aveva per lui altri progetti: ieri è stato nominato Vescovo e Nunzio Apostolico in Paraguay.
Il Cardinale Parolin, durante l’omelia, ha pronunciato delle spendide parole che hanno emozionato tutti i presenti e soprattutto noi che lo conosciamo da tanto:
“….Rimanendo in lui si viene spinti ad andare e sarà così anche per te in quanto Nunzio Apostolico. Nunzio significa messaggero ma ogni messaggio che porti è connotato dall’aggettivo Apostolico. Non è quindi anzitutto di cose da fare o da non fare, da dire o da non dire, ma di apostolato da vivere, di vita da spendere per la Chiesa e per il Paese in cui ti troverai. In essi non sarai mai straniero, non solo per la cospicua presenza di cattolici ma soprattutto perché quel popolo, come ogni popolo, è abitato e amato da Dio che ad esso ti manda in quanto l’apostolo per definizione è proprio colui che è mandato. Lo farai certamente nel tuo stile entrando in punta di piedi in una realtà che sai precederti ed eccederti…”.
Ed è proprio vero: Vincenzo entra nella vita di tutti quelli che lo incontrano in punta di piedi e ci resta con discrezione e una attenzione per ognuno, senza distinzione.
Ti siamo grati, Vincenzo, per le emozioni che ci hai donato tutti questi anni e perché hai voluto sempre essere accompagnato dalla tua comunità in ogni passo importante della tua vita, condividendo le celebrazioni, le nomine, le esperienze in Zimbabwe, in Nicaragua e in Argentina. Questa volta hai fatto un regalo enorme alla nostra parrocchia: con la tua nomina a Vescovo ci hai riuniti tutti attorno a te, vicini e lontani, ci hai fatto sentire di nuovo orgogliosi della nostra comunità, noi che veniamo da anni di dispiaceri e divisioni, di allontanamenti e di solitudine, ci hai raccolti da tutte le città in cui abitiamo, bambini, giovani, adulti e anziani. Tutti felici di prendere quel pullman a mezzanotte e stare lì assieme a te, a pregare con te e per te.
Ci hai riempiti di orgoglio, ma di un sano orgoglio, quello che ci rende felici di conoscerti, di pensarti nostro amico, di sentirci un po’ come quando nella Bibbia si dice:”Da Nazaret può venire qualcosa di buono?”. Sì, anche dalla nostra comunità è venuto qualcosa di buono e con te abbiamo la speranza che ancora qualcosa di buono può nascere, che possiamo superare le difficoltà, che fino a quando qualcuno continua a pronunciare quel “Sì, lo voglio” che ieri hai ripetuto tante volte, ci potrà sempre essere speranza di avere persone migliori, per un mondo migliore.
Auguri, Vincenzo, per la tua missione in Paraguay. Noi ti accompagneremo con la nostra preghiera con la certezza che tu non ci risparmierai la tua. Ti vogliamo bene.