Quest’anno ho scelto quest’immagine per augurare ai miei contatti buon Natale.
E’ un presepe dei nostri giorni: una mamma e un papà che scappano dalla loro terra, affrontano un viaggio pericoloso e difficile per lasciare alle loro spalle la guerra o la fame o le violenze o la povertà.
Sono sfiniti dalla fatica del viaggio, stanchi, nelle loro menti forse ancora i giorni trascorsi in mare, le onde, il sale, il vento, la gente vicina sul barcone, i lamenti, le discussioni, le parole sussurate.
I volti bianchi e smorti, la bimba (perché mi sembra una bimba) dorme in braccia al suo papà, l’unico nel gruppo che mantiene un contatto con la realtà. Guarda un biglietto…chissà cosa c’è scritto. I piedi nudi; più in là degli stivali.
Forse è stato lui che ha coinvolto la famiglia a seguirlo in quel viaggio di speranza e si sente responsabile della vita delle sue donne.
Chissà, non pensava certo a quello quando la figlia è giunta al mondo: avrebbe voluto anche lui regalarle una stanza di giochi, vestiti caldi e comodi, una città senza bombe, una infanzia gioiosa.
E’ una Santa Famiglia anche questa. A riscaldarli non un asino e un bue, ma le mantelle termiche; ad accoglierli non una stalla, ma il ponte di una nave.
E’ un’immagine che si trova nell’ultima pagina del calendario che ho nella mia stanza e la guardo ogni mattina appena sveglia.
La guardo ogni giorno e mi interroga su quello che siamo diventati. Sullo Ius Soli non approvato, sul razzismo crescente, sulle dispute sul presepe, su chi adora delle statuette e disprezza la gente in carne ed ossa.
Buon Natale allora a tutti quelli che cercano di restare umani in un mondo sempre più disumano.
Buon Natale a questa famiglia di emigrati e a tutti quelli che scappano portando ancora nel cuore una speranza per un futuro migliore.
Un futuro che si costruisce ogni giorno con i nostri gesti, le nostre decisioni, le nostre prese di posizione, le nostre responsabilità.
Restiamo Umani.